Surfing History

Cenni Storici del Surf da Onda.


Is Benas Surf Club Culture Department

Duke Kahanamoku, il padre del surf dell'era moderna


(brano tratto dal libro START SURFING)
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Il Surf è uno degli sport più antichi del mondo e poi, a differenza di molte altre discipline “moderne’, il surf ha una tradizione storica e culturale che, sebbene risalga a molti secoli fa, influenza tutt’ora in maniera determinante il modo in cui surfiamo e soprattutto il modo in cui ci avviciniamo a questo sport. Per questo si può affermare che il surf, più che uno sport, sia un’attitudine.

Il primo surfista fu un polinesiano. Andando molto indietro nel tempo (prima del 1400), una migrazione di popoli provenienti dal Caucaso si diresse verso Est attraverso l’Asia (dall’India). Seguirono matrimoni misti tra popoli orientali e malaysiani lungo il tragitto, che diedero vita a bambini piccoli e scuri dagli occhi a mandorla. Questi pre-polinesiani si stabilirono su una spiaggia, da qualche parte nel Sud Est asiatico, a guardare il mare aperto e, diversamente da tutti gli altri popoli della storia, decisero che la loro casa doveva essere là fuori, da qualche parte in mezzo all’Oceano. Caricando sulle canoe bambini, parte del bestiame e delle piante che coltivavano, salparono verso terre sconosciute. Senza carte nautiche. Senza bussola. D’isola in isola si diressero verso Est, a Tahiti. Vivendo l’Oceano in una sorta d’armonia speciale con il vento, le correnti e le stelle. A queste persone non mancavano l’ottimismo, la perseveranza e la fiducia in sé. Naturalmente Tahiti era bella e ricca di risorse naturali, ma qualcuno di questi pre-polinesiani pensò potesse essere interessante compiere un altro viaggio verso Nord. Qualcosa come tremila chilometri a Nord. Niente bussola. Niente carte nautiche. Soltanto le stelle. Lo fecero e s’imbatterono in quell’Arcipelago che oggigiorno chiamiamo Hawaii.

Ora è giunto il momento di guardare una carta geografica. Trovate le Hawaii. Ed ora cercate Tahiti. Provate a pensare ad una traversata del genere con imbarcazioni dell’epoca, nel mezzo dell’Oceano Pacifico. Sembra impossibile vero? Bene, quelle popolazioni, spinte dalla necessità di trovare nuove terre ove stabilirsi, fecero quest’impresa circa 500 anni fa, e non sapevano nemmeno dove stessero andando! Quei polinesiani si sentivano a casa in mezzo al mare. Esso li nutrì, li divertì e diede loro fede. Era nel loro sangue. Impararono a conoscere l’Oceano così come i loro simili europei conoscevano le terre emerse. Era naturale presumere che sarebbero stati loro i primi surfisti della storia. E, infatti, surfarono. Nei rituali, nei tornei e per puro divertimento. Canzoni, canti e danze rivelano l’importanza delle onde nella cultura polinesiana. Esistevano mesi particolari in cui surfare e regole precise secondo le quali farlo. E tutti surfavano. I regnanti così come tutti gli altri. Era davvero il paradiso dei surfisti, finché non arrivarono i conquistatori europei a guastare la festa. Il capitano Cook ed il suo equipaggio furono i primi uomini bianchi a posare l’occhio sui surfisti.

Nel 1777, l’esploratore inglese vide un canoista di Tahiti surfare un’alta onda fino alla spiaggia. Ne fu talmente entusiasta, che scrisse in un diario dell’epoca: “Non potei fare a meno di concludere che quell’uomo avesse provato il piacere supremo nell’essere portato su così velocemente e dolcemente dal mare”. Più tardi, nel corso dello stesso viaggio, egli scoprì per la prima volta le isole Hawaii. Tornato nella grande isola delle Hawaii nel 1779, un membro dell’equipaggio registrò il primo racconto di surfisti che cavalcavano le onde su una tavola: “La baldanza e la destrezza con cui affrontavano le onde, cavalcandole, era sorprendente”. Ma il tizio bianco non remò fuori. A dire il vero, a quel tempo, la maggior parte degli europei non sapeva nemmeno nuotare. Nuotare per ricrearsi, oltre a non essere propriamente chic, era erroneamente considerato uno sport poco salutare! Tale concezione pietosa e fuorviante si rivelò fatale per lo sport del surfing. Europei ed americani arrivarono ben presto e in gran numero sulle isole e, naturalmente, cambiarono e controllarono tutto a loro modo. Le loro importazioni principali furono le malattie che quasi annientarono la popolazione locale. Il loro atteggiamento nei confronti della religione e del denaro bandì per sempre la cultura che amava il mare. In qualche modo i missionari convinsero la Regina hawaiana, che molti aspetti dello stile di vita isolano, incluso il surf, fossero negativi, e per questo furono banditi. Iniziò così l’era d’oscurantismo del surf. Un periodo durato circa cento anni, nel corso del quale il surf praticamente sparì.

Alla fine dell’ottocento
Il marchio d’immoralità, irreligiosità e frivolezza posto al surf iniziò a scomparire. Le imprese di un piccolo numero di pionieri aiutarono ad invertire la tendenza, (è bene sapere che storicamente questi atleti surfisti dell’epoca, furono tra i primissimi atleti in assoluto ad essere utilizzati per scopi pubblicitari e di marketing, in un’era in cui lo stessa parola marketing era ancora quasi sconosciuta!). Gli individui citati qui di seguito iniziarono la loro carriera surfistica a Waikiki beach, Honolulu. In quella spiaggia, oggi famosissima, il surf era stato tenuto in vita anche nel corso dell’oscuro diciannovesimo secolo, ed era divenuto una sorta d’attrazione grazie alle imprese dei beach boys originali che avevano surfato in quei luoghi.

George Freeth.
Di origine per metà Irlandese e per metà Hawaiana, Freeth è sicuramente ricordato come il surfista che, per primo, introdusse il surfing nel continente americano. Nel 1907, fu assunto da una società ferroviaria per mostrare le sue abilità surfistiche a Redondo beach, in California, al fine di attrarre i clienti. Le sue esibizioni sulle onde entusiasmarono migliaia di persone. Ma, cosa più importante, insegno ai primi californiani come surfare le onde.

Alexander Hume Ford.
Ford insegnò la difficile arte del surfing allo scrittore Jack London. London era uno dei più noti e seguiti scrittori dell’epoca e fu talmente preso dal surf, da farlo diventare argomento di numerosi suoi articoli e lo introdusse anche nei suoi libri. Grazie a Jack London il surf ottenne grande enfasi e visibilità agli occhi dei media di allora. Nel 1910, Ford fondò lo storico Outrigger Canoe Club a Waikiki, il cui scopo consisteva nel promuovere “l’arte dimenticata del surf”.

Duke Kahanamoku.
Padre dell’era moderna del surf. Un polinesiano purosangue e surfista sin dall’infanzia, the Duke diventò una celebrità internazionale stabilendo record mondiali nelle ager di nuoto dei 100 yard e dei 100 metri stile libero. Vinse medaglie d’oro alle Olimpiadi del 1912 e del 1920. Girovagò per tutto il continente nordamericano, accattivandosi le folle con le sue prodezze surfistiche in California, negli stati di New York e nel New Jersey. Fu il primo a surfare sulla costa Est degli Stati Uniti ed introdusse questo sport nel continente Australiano. Non contento, Kahanamoku fece di più: prese parte a produzioni cinematografiche a Hollywood e divenne ambasciatore a disposizione del surf e delle isole Hawaii. The Duke fu eletto sceriffo di Honolulu detenendo la carica per ventisei anni. Al momento della sua morte, che avvenne nel 1968, the Duke era ormai una leggenda, tanto che nel centesimo anniversario della sua nascita, la Waikiki Improvement Association, eresse una statua a Waikiki per commemorare il suo contributo al surfing e alle Hawaii. Una copia di questa statua si trova anche davanti al suo club (Duke’s Canoe Club) a Kauai’s Kalapaki bay. Nel 2001, anche le Poste Americane hanno offerto il loro contributo al Duca, commemorandolo con una serie di francobolli con la sua effige in primo piano e le sue imprese surfistiche sullo sfondo.

Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali il surf fu in costante ascesa in tutta la California, come del resto in Australia. Più la popolarità (e le vendite) delle automobili cresceva, più aumentava anche la possibilità per i nuovi surfisti di spostarsi velocemente per la costa, alla ricerca di nuove ed inesplorate zone dove surfare. Cosicché in questo periodo vennero “scoperti” tutti quei posti, che attualmente sono conosciuti come le mete surfistiche più famose del mondo (vedi San Onofre, Long Beach, Palos Verdes e molti altri). All’epoca i surfisti erano un’elite e le loro gesta venivano raccontate dai quotidiani dell’epoca. Di fatto, essi erano una tribù colorata e ricca di salute, un gruppo sociale ben distinto, che passava la maggior parte del tempo in spiaggia surfando, nuotando e organizzando gare e feste, sempre e solo in spiaggia.

Quindi dalle prime surfate negli anni venti, prima della seconda guerra mondiale il surf conosceva in California la sua massima espressione, coinvolgendo la gente, i media e modellando lo stile di vita dell’epoca. In questo periodo (tra le due guerre) il surf da sport quale era, divenne un fenomeno culturale che abbracciò molti campi, dal cinema alla musica passando per la moda.

I personaggi dell’epoca più famosi furono: Dewey Weber, Mickey Munoz, Kemp Aaberg, Bob Cooper, Mike Doyle, Jim Fisher, Mickey Dora, Johnny Fain e Tom Morey (inventore del bodyboard).Nelle Hawaii nel frattempo una nuova generazione di surfisti imponeva una più moderna concezione del surfboard design e dell’arte del surf stesso. Mentre Duke Kahanmoku espandeva il surfing in tutto il mondo, i surfisti hawaiani crescevano di numero e di qualità. E’ giusto, quindi, aumentare il nostro elenco, citando altri due surfisti storici.

John Peck.
Californiano, personaggio mistico del surf è stato uno dei più importanti surfisti dei primi anni sessanta, nonché anticipatore del surf moderno. E’ stato tra i primi surfisti ad entrare a Pipeline. In quegli anni era considerato uno dei più forti rider della North Shore (la costa esposta a nord dell’isola di Oahu, Hawaii). Con un solo anno di surf alle spalle giunse quarto ai mondiali juniores di surf a Makaha. E’ stato uno dei primi e più importanti ispiratori della corrente filosofica Zen (surfismo-zen come lo chiamavano allora) che si diffuse tra i surfisti negli anni settanta giungendo fino ai nostri giorni.

Nat Young.
Australiano, anche lui viene annoverato tra i precursori del surf moderno. Sia per il modo di surfare sia per aver contribuito in maniera determinante all’accorciamento delle tavole dando, di fatto, il via alla “shortboard revolution” vincendo, nel 1966, il Campionato del Mondo con una tavola Mc Tavish di soli 8 piedi......

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