Surfing Training

L'allenamento e la preparazione atletica nel surf da onda


Classificazione della disciplina del surfing

( da "Il Surfing: Metodologia e didattica", Capitolo 2.1 , a cura del Dott. Alessandro Staffa - © Is Benas Surf Club (2006-2021) all rights reserved)


Tutte le discipline sportive presentano proprie caratteristiche che le differenziano dalle altre in base all’impegno fisiologico, biomeccanico e tecnico-tattico che richiedono. In base all’impegno fisiologico ci sono sport in cui le azioni si svolgono senza soluzione di continuità ed altri che invece presentano un andamento intermittente caratterizzato da intervalli di lavoro e pause di recupero. In base all’impegno biomeccanico ci sono sport in cui i movimenti che li caratterizzano si esplicano in modo regolare (ciclico) o non regolare (aciclico). In base all’impegno tecnico-tattico ci sono discipline che si svolgono in condizioni standardizzate o differenti tra loro. In base ai diversi parametri, Il surfing, può quindi essere classificato:
1 - in base all’impegno energetico (Dal Monte 1969, aggiornata da Lubitsch nel 1990), come sport ad impegno aerobico anaerobico alternato (es. tennis, pugilato);
2 - in base alla tecnica sportiva (C. Scotton, 2003), come sport di abilità/acrobatico (es. kitesurfing, snowboarding, freeclimbing);
3 - in base all’analisi delle strutture delle azioni sportive (Platanov, 2004), come sport olimpico caratterizzato da coordinazioni complesse (es. ginnastica artistica, ginnastica ritmica, tuffi, tiro a volo, tiro a segno, tiro con l'arco, nuoto sincronizzato, pattinaggio artistico, vela, canoa slalom, sport equestri, freestyle);
4 - in base alle caratteristiche della tecnica (Starosta, 1986), come appartenente al gruppo delle discipline che richiedono precisione spaziale e la cui esecuzione, pur compiendosi in situazioni standardizzate, è sottoposta a variabili;
5 - in base ai contenuti delle tecniche (D’Jackov e Farfel 1967), come sport tecnico compositorio a valutazione qualitativa (es. ginnastica artistica, pattinaggio artistico, tuffi, nuoto sincronizzato, sci nautico, salto con sci, snowboard freestyle, vela), dove lo scopo fondamentale comune della tecnica è la ricerca della massima valutazione da parte delle giurie, per mezzo di composizioni motorie sempre più difficili, spettacolari, precise ed espressive.
6 - in base a criteri statistici (LISPO, 2000,), come sport nautico (es. canoa, kajak, rafting, canottaggio, vela, windsurf, sci nautico, motonautica).
7 - in base a criteri sociali (Nextgames 2006, Wikipedia 2017 ), tra le discipline che prevedono una tavola come equipaggiamento primario, sport da tavola o boardsport. Questi sport possono essere svolti in diversi tipi di ambienti quali: aria, acqua, neve, terra, sabbia e asfalto/cemento (es. snowboarding, sandboarding, skysurfing skateboarding, wakeboarding, wakesurfing). Molti boardsports sono anche ulteriormente catalogati come “sport d’azione”, “sport estremi” e “sport emergenti”. Alcuni di questi sport sono anche discipline olimpiche (es. snowboarding, surfing e skateboarding). Il surfing è, storicamente, il primo e più antico tra gli sport da tavola. Lo skateboarding, ad esempio, è stato inventato da surfisti che cercavano, attraverso l’utilizzo di tavole in legno su rotelle, di riproporre i movimenti del surf sulla terraferma: il sidewalk surfing (The Concrete Wave, M. Brooke 1999).
8 - in base a criteri clinici e medico-legali (ACSM 2005, COCIS 2009), come sport appartenente al gruppo di attività sportive con impegno cardiocircolatorio di tipo prevalentemente pressorio, caratterizzate da frequenza cardiaca da elevata a massimale, resistenze periferiche da medie ad elevate, gettata cardiaca non massimale (gruppo C, es. nuoto sincronizzato, pesistica, sci nautico, sci slalom, sci gigante, super G, discesa libera, sci alpinismo, sci di velocità, sci carving, sci d’erba, snowboard, salto, surfing, tiro alla fune, tuffi). È opportuno premettere che la presente classificazione ha solo valore indicativo e risponde a finalità eminentemente pratiche, ovvero quelle inerenti la formulazione, da parte del medico dello sport e del cardiologo consulente, di un giudizio attendibile relativamente all’accertamento del rischio cardiovascolare.

2.1 - Modello prestativo del surfing

Il Surfing, si è sviluppato in modo significativo soltanto in questi ultimi anni, e sussistono tutt’oggi mancanze nell’ ambito di ricerca del movimento umano applicata e di analisi delle performance. Lowdon and Paterman (1980) sono stati i primi a proporre una vera propria scienza dello sport applicata al surfing, con ricerche sulle variabili fisiologiche e sul somatotipo di surfisti internazionali. Questi studi sono stati ampliati più recentemente da Mendez-Villanueva e Bishop (2005), attraverso il “time motion analysis”, che ha portato a nuovi e importanti risultati sugli aspetti fisiologici del surfing, aprendo la strada a nuovi studi e teorie in tutte le aree della performance del surfing. Secondo Carr (1997) il surfista deve valutare l’onda ed eseguire le manovre più efficaci, tenendo in considerazione il fatto che ogni onda ha le sue caratteristiche uniche ed irripetibili, obbligando il surfista ad un costante adattamento a situazioni sempre differenti. L’imprevedibilità di un ambiente implica un maggiore studio dello stesso, con l'obiettivo di trasformare la pratica nella maniera più prevedibile possibile, consentendo così un evoluzione nel raggiungimento di buoni risultati nella tecnica del surfing.

2.2 - Aspetti fisiologici del surfing

Il Time-motion analyses ha dimostrato che il surfing è uno sport ad intermittenza, dove il paddling e l’attesa seduti sulla tavola rappresentano, rispettivamente, circa il 50% ed il 40% del tempo totale trascorso in aqua durante il surfing. Il surfing vero e proprio sull’onda, rappresentano dunque un 5-10 % del tempo totale. Queste percentuali sono influenzate essenzialmente da fattori esterni (tipo di onde, frequenza e intensità) ma anche dal livello di abilità del surfista ed altri fattori minori (es. surfboard design).
Il surfing, da un punto di vista fisiologico configura quindi l’immagine di un atleta che deve essere dotato essenzialmente di notevoli qualità organico muscolari e di un sistema energetico aerobico/anaerobico alternato. Il surfing è uno sport di situazione perché in ogni fase di formazione, allenamento o gara, alcuni parametri cambiano come, ad esempio, la velocità, l’altezza la frequenza dell’onda. Da tutto ciò si deduce che la prima qualità di un surfista deve essere la capacità di adattamento, che sarà tanto maggiore quanto più numerose e variabili saranno state le esperienze motorie e non, vissute e memorizzate.

2.3 - Qualità fisiche del surfing

Le qualità fisiche richieste ad un surfista sono essenzialmente:
- Organiche.
• Resistenza Aerobica;
• Resistenza Anaerobica;
- Muscolari;
• Forza Veloce;
• Forza Esplosiva;
• Forza Esplosiva Elastica;
• Mobilità Articolare
- Percettivo – Cinestetiche
• Capacità di Anticipazione;
• Capacità di Reazione;
• Capacità di Combinazione Motoria;
• Controllo costante dell’Equilibrio;
• Rapidità e Velocità;
- Psichiche
• Gestione della paura;
• Controllo emotivo.
- Aspetti tecnici e tattici.
• Conoscenze tecniche.
• Capacità tattica: intesa come la facoltà di un atleta di utilizzare le sue capacità psichiche e fisiche, le sue abilità tecniche e tattiche, a secondo delle condizioni di gara, per la soluzione di compiti tattici individuali e collettivo (D. Harre, 1985).

 

L’allenamento ottimale per il surfing

( da "Surfing: Metodologia e didattica", Capitolo 13 , a cura del Dott. Alessandro Staffa - © Is Benas Surf Club/Staffa (2006-2018) all rights reserved)

Il termine generico di allenamento deriva dal verbo allenare, dal prefisso ‘ad’ e la parola ‘lena’ che significa respiro, fiato ma anche vigore, forza fisica. Ed ha indicato, sin dalle sue origini, un’attività di esercitazione fisica diretta ad aumentare il fiato, a forza fisica e il vigore della persona. L’essenza dell’allenamento sportivo consiste, quindi, nell’aumentare la capacità di prestazione individuale e/o a limitare la sua diminuzione dovuta all’invecchiamento (Harre, 1972). Questa, è il grado di formazione o di sviluppo di una determinata prestazione (professionale, intellettuale, sportiva) che attraverso un processo, detto allenamento, a lungo termine conduce al suo perfezionamento (Weinek, 2001).
Il miglior allenamento per il surfing è il surfing stesso. Ma per diverse ragioni (condizioni meteo marine non idonee), la possibilità di fare surfing non è programmabile poichè non garantibile nel 100% dei casi. Sebbene la tecnica del surfing sia altamente specifica e la simulazione a secco appaia pressoché impossibile, attività alternative che richiamino la struttura temporale dei movimenti caratteristici del surfing possono aiutare i surfisti a mantenere il loro stato di forma ideale durante i periodi in cui le condizioni meteo marine non consentono la pratica della disciplina (Bishop, 2003).
Considerate le peculiarità della disciplina, la preparazione complementare, da svolgersi a terra, deve adottare metodi di allenamento intervallati, in quanto più attinenti al modello prestativo; nel surfing, infatti, queste capacità si manifestano in alcune particolari forme, per esempio parlando di resistenza si alluderà a una espressione della capacità di resistere a gesti esplosivi e rapidi intervallati da pause. Riguardo la forza o la velocità di un surfista, bisogna distinguere se ci riferisce agli arti superiori o inferiori; nel primo caso le capacità richieste sono la forza veloce e forza massima (in fase di remata), mentre per le gambe la capacità di controllo della tavola e di gesti esplosivi (manovre) e quindi le capacità alle quali ci riferiamo sono la forza esplosiva, la forza eccentrica, la forza massiva relativa.

13.1 Sviluppo della forza esplosiva e della forza veloce


L’espressione della forza veloce è un aspetto fondamentale nel surfing. Possiamo raggiungere dei risultati attraverso un circuit-training per la forza esplosiva alternando i gruppi muscolari coinvolti, esercizi di forza intermittente e per stimolare contestualmente le componenti aerobiche centrali e gli aspetti della forza specifica e, ancora, esercizi di carattere generale, speciale e specifico. I metodi di allenamento saranno quelli specifici della forza e della forza esplosiva.
Esercizi:
(La quantità del carico, in termini di serie e di ripetizioni, deve essere individualizzato a seconda delle caratteristiche fisiche e tecniche dell’atleta).
• lat machine o pull up (dorsali)
• panca piana (pettorali)
• croci su panca (pettorali)
• rematore orizzontale (dorsali)
• military press (spalle)
• affondi (gambe)
• squat (gambe - globale)
• stacchi da terra (gambe - globale)
• calf raise (polpacci)
• alzate al mento (spalle)
• pull over (pettorali)
• croci su panca (pettorali)
• curl (bicipiti)
• pull down (tricipiti)

 

13.2 - Il riscaldamento


Il riscaldamento nel surfing dovrebbe consistere in movimenti e esercizi di mobilità che replicano alcuni movimenti base del surfing.
La chiave per un riscaldamento di allenamento di qualità è l'uso di movimenti per aumentare la frequenza cardiaca, rilassare i tessuti, lubrificare le articolazioni ed eccitare il sistema nervoso.
Vantaggi del riscaldamento:
1 - Maggiore mobilità e flessibilità del corpo e delle articolazioni.
2 - Ridotta rigidità muscolare.
3 - Aumento della frequenza cardiaca, miglioramento della circolazione sanguigna e del rilascio di ossigeno ai muscoli.
4 - Attivazione del sistema nervoso ed eccitazione dei muscoli stabilizzanti articolari.
5 - Stimolazione dei sistemi respiratori.
6 - Maggiore velocità della contrazione muscolare, consentendo movimenti reattivi più rapidi.

Esercizi di riscaldamento (warm up):
- Allungamento collo
- Esercizio di Riscaldamento spalle
- Allungamento Dorsali e Pettorali
- Allungamento Tricipite, Dorsali, Deltoide
- Allungamento Ischiocrurali
- Allungamento Quadricipite
- Riscaldamento gambe con squat, salti o corda
- Esercizi Mobilità articolare polsi
- Esercizi Mobilità articolare dell’anca
- Esercizi Mobilità articolare ginocchia
- Esercizi Mobilità articolare caviglie
- Flessioni Avanzate o stand up diversificati

13.3 - Surf Training Workout

Sono gli esercizi specifici che migliorano le prestazioni del surfing.
Nessun movimento può veramente replicare ciò che i nostri corpi sono tenuti a fare in acqua durante una sessione di surfing tuttavia è possibile, attraverso un allenamento mirato, rafforzare i movimenti di base richiesti e le esigenze fisiche specifiche del surfing. Il surfing è uno sport altamente dinamico che richiede il movimento del corpo nello spazio tridimensionale, quindi è necessario allenare il corpo a diventare forte ed efficiente in movimento.
Esempio:
1 - 5 minuti di corsa a passo facile.
2 - Da 8 a 10 minuti di esercizi di mobilità dinamica.
3 - Scatti in spiaggia: 8 x 20 secondi con recuperi di 10 secondi tra una corsa e l’altra. 2 minuti di riposo attivo.
4 - Cammina o fai jogging finché non riprendi fiato.
5 - Allenamento principale di 10 minuti: Esempio: Jump Squat, Surfer's Pop Up differenziati,  Dumbbell Wood Chop.
In base al livello individuale di forma fisica, si puoi fare questo allenamento 2 o 3 giorni alla settimana con 1 o 3 giorni di recupero in mezzo.
Esercizi:
(La quantità del carico, in termini di serie e di ripetizioni, deve essere individualizzato a seconda delle caratteristiche fisiche e tecniche dell’atleta).
- Kettlebell Swings
- Back Squats or Front Squats
- Dead Lifts
- Single Leg Dead Lifts
- Lunges and Multi-directional Lunges
- Plyometric Hops
- Single Arm Cable Pushes and Pulls
- Overhead Presses and Single Arm Overhead Presses
- Medicine Ball Chops
- Sprints
- Cable Chops
- Pushup Variations
- Pull-Ups/Chin-Ups

 

13.4 - Balance Training

L'equilibrio è estremamente importante per tutti coloro che desiderano migliorare il surfing. Un programma di allenamento specifico metterà alla prova le esigenze di equilibrio, in modo da avere non solo tempi di reazione più rapidi, ma anche essere in grado di stabilizzare dinamicamente le articolazioni.
Esercizi:
(La quantità del carico, in termini di serie e di ripetizioni, deve essere individualizzato a seconda delle caratteristiche fisiche e tecniche dell’atleta).
- Single Leg Cable Push or Pulls
- Exercises on top of a Balance Board or Indo Board
- Single Leg Exercises
- Bulgarian Split Squats
- Lunges
- Single Leg Dead Lifts
- Ice Skater Squats
- Single Leg Box Squats

13.5 - Core Training

Il core training è necessario per essere in grado di surfare con velocità e potenza. È necessario comprendere che il "core" è composto da molti muscoli in tutto il tronco che aiutano a stabilizzare e trasmettere il movimento di potenza in tutto il corpo.
È importante allenare il core nell’integrazione tra movimenti. Palle mediche, cavi, fasce da ginnastica e balance board sono strumenti eccellenti dell'allenamento per il surfing.
Esercizi:
(La quantità del carico, in termini di serie e di ripetizioni, deve essere individualizzato a seconda delle caratteristiche fisiche e tecniche dell’atleta).
- Supine Lateral Ball Rolls
- Stability Ball Jack-Knife
- Medicine Ball Chops
- Cable Chops
- Paloff Press
- Horse Stance or Bird Dogs
- Stability Ball Rollouts

13.6 - Allenamento specifico per la remata (paddling)

La remata rappresenta uno dei movimenti più estenuanti del surfing. Le spalle robuste, la parte superiore della schiena resistente e un core potente sono la chiave per una forte ed efficace remata. la remata del surfing è simile allo stile libero del nuoto, ed impegna i seguenti muscoli: il latissimo del dorso, il gran dentato, il gran pettorale, pettorale minore, bicipiti, brachiale, pronatore rotondo, muscoli flessori del polso e delle dita, lungo palmare interosseo, giuntura delle spalle, deltoide posteriore, deltoide centrale, sopraspinato, infraspinato, grande rotondo, romboide, parte media del trapezio, tricipite e anconeo.
Il surfista deve porre l’attenzione anche al lavoro addizionale sul cingolo scapolare e sulla cuffia dei rotatori, spesso causa di dolori e lesioni per sovra-uso (7.2).
Esercizi:
(La quantità del carico, in termini di serie e di ripetizioni, deve essere individualizzato a seconda delle caratteristiche fisiche e tecniche dell’atleta).
- Dumbbell Bent Rows
- Cable Face Pulls
- Shoulder A,T,Y's
- Straight Arm Cable Pull Downs
- Suspension Training Tricep Pushes
- Shoulder Scarecrows
- Rotator Cuff External Rotations

13.7 - Allenamento alla resistenza

Surfare per periodi di tempo prolungati, o in sessioni con onde e correnti più impegnativi, richiedono una resistenza totale del corpo. L'allenamento di surf dovrebbe includere anche un tipo di allenamento di resistenza aerobica che preparerà il corpo per lunghe sessioni di surfing. Uno dei metodi migliori e più adottati è l'Aerobic Interval Training (AIT), un genere di esercizio fisico discontinuo e caratterizzato solitamente da una successione di esercizi alternando bassa e alta intensità intervallati. I periodi di alta intensità sono in genere vicini all'esercizio anaerobico, mentre i tempi di recupero possono coinvolgere sia completo riposo o attività di minore intensità. Dal momento che il surfing richiede periodi di utilizzo di energia esplosiva, combinata con una produzione di energia a bassa intensità e lunga durata, come la remata occasionale, è importante lavorare su entrambi.
Gli esercizi a intervalli combinano una potenza esplosiva ad alta energia con una produzione di energia più lunga e più lenta.
Esempio:
1. Riscaldamento.
2. Corsa (corda, boxe, nuoto, canottaggio) leggera per cinque minuti.
3. Sprint da 30 secondi a 60 secondi.
4. Corsa leggera per cinque minuti
5. Ripetizione dello sprint e proseguimento del ciclo
Esercizi:
- Circuiti Workout
- Corda
- Boxing
- Jogging
- Nuoto
- Sup Racing

13.8 - Allenamenti con nuoto

Il surfing è uno sport che si pratica in acqua e il suo più importante movimento è rappresentato dalla remata, simile allo stile libero (crawl) del nuoto. Questi fattori fanno del nuoto uno tra i più efficaci esercizi di allenamento per aumentare la performance generale del surfing.

1500 metri nuoto surf training session
(4 - 5 volte a settimana, stile libero, tranne dove diversamente indicato)

1. Riscaldamento: Nuotare per 400 metri, in maniera scorrevole e fluida, non troppo veloce, non troppo lento.
2. Riposo breve di 2 minuti. Lascia che la frequenza cardiaca ritorni vicino alla norma.
3. 8 x 25 m, ognuno più veloce che puoi, con una pausa di 20 secondi ogni 25 m.
4. Riposo.
5. 5 x 100 m, con una pausa di 30 secondi ogni 100 m.
6. Riposo.
7. Finale di potenza: 6 x 50 m, con una pausa di 20 secondi ogni 50 m.
8. Defaticamento: rallentare progressivamente negli ultimi 100 m con 25 m a scelta, 25 m dorso, 25 m rana, ultimi 25 m a scelta.

2500 metri nuoto surf training session (per surfare onde grandi)
(4 - 5 volte a settimana, stile libero, tranne dove diversamente indicato)

1. Riscaldamento: Nuotare per 400 metri, in maniera scorrevole e fluida, non troppo veloce, non troppo lento.
2. Riposo per un minuto circa.
3. 10 x 50 m, primi cinque su un intervallo di 2 minuti, secondi cinque su un intervallo da 1 min-50 sec..
4. Riposo per 2 minuti poi: 10 x 50 m, primi cinque su 1 minuto, secondi cinque in 45 secondi.
5. Riposo per un minuto poi: 8 x 25 m sott’acqua, ciascuno su 1 minuto. (È possibile utilizzare le pinne).
6. Finale di potenza: 6x50, nuoto 25 liberi, 25 dorso, rana, farfalla a scelta. Ogni 50 m in un 1 m e 15 s.
7. Riposo per 2 di minuti, poi nuotare per i rimanenti 600 m senza pause, eseguendo 25 m di dorso per ogni 75 m di stile libero.
8. Defaticamento: rallentare progressivamente negli ultimi 100 m.

 

13.9 - Lo yoga per il surfing

La pratica dello yoga completa perfettamente il surfing in quanto dona forza, flessibilità ed equilibrio, capacità fondamentali per il surfing. In particolare è ottimo per costruire forza di base, resistenza, concentrazione mentale e tecniche di respirazione migliori. La concentrazione mentale e il respiro aiutano a ridurre lo stress, che può rivelarsi molto utile in presenza di grandi onde o altre situazioni di pericolo. Fisicamente, lo yoga è un ottimo modo per mantenersi in forma quando non è possibile surfare, per prevenire lesioni, riscaldarsi prima di surfare e allungare i muscoli dopo una lunga sessione di surf.

Asana:
Adho Mukha Svanasana / Cane rivolto verso il basso
Chaturanga Dandasana/Posa del bastone a terra
Virabhadrasana II / Posa del Guerriero II
Urdhva Mukha Svanasana/Posa del cane a testa in su
Bhujangasana/Posa del cobra
Eka Pada Rajakapotasana / Posa del piccione
Navasana / Boat Pose
Shalabhasana / Posa della locusta
Balasana / Posa del bambino

La pratica dello yoga è in uso come complemento al surfing utilizzato da un numero sempre maggiore di surfisti amatoriali in tutto il mondo ed anche da surfisti professionisti come, tra gli altri, l’undici volte Campione del mondo Kelly Slater.

 

13.10 - Training specifico per competizioni

Surfing session con video e gps analisi:

1 - Riscaldamento 15 min.
2 - Surfing intensivo 25/30 min con riprese video
3 - Pausa 10 min
4 - Feedback: visione riprese, analisi e correzioni
5 - Surfing intensivo 25/30 min su correzioni da video
6 - Pausa 10 min
7 - Debriefing in spiaggia
8 - Surfing ad oltranza free
9 - Defaticamento

Riferimenti ripartizione media esercizio surfing (Time Motion Analisys) durante una heat di gara: (55-70 % paddling - 5/10% Surfing - 30/40% Standing).

Variabili in allenamento (Mar Mediterraneo):

Altezza d’onda H < 1,5 m - Per. 8/10 s : 1 h Surfing = 15/20 onde ; 2 Km paddling.
Altezza d’onda H > 1,5 m - Per. 10/12 s: 1 h Surfing = 10/15 onde ; 3 Km paddling.

© Copyright 2019 Alessandro Staffa, tutti i diritti riservati.


 

PROFILO DELLE ATTIVITA’ DI SURFING DURANTE LA COMPETIZIONE

a cura di Dott.Marco Caligaris, medico sportivo - UniCa . © Is Benas Surf Club/Caligaris (2004) all rights reserved


INTRODUZIONE

L’analisi in tempo reale delle attività sportive ha fornito informazioni molto interessanti sulla richiesta fisica relativa alla pratica agonistica nei diversi sport. Tali informazioni si sono rivelate utili per la stesura dei piani di allenamento e dei protocolli dei test in accordo con le caratteristiche dello sport preso in esame. Il surf è uno sport molto popolare sia nell’ambito ricreativo che in quello agonistico. Generalmente i surfisti non seguono particolari programmi di allenamento (Rennecker, 1987), e per mantenere la loro condizione fisica ideale trascorrono dalle 2 alle 7 ore in acqua a fare surf per 5 giorni la settimana (Lowdon et al., 1987). Un surfista italiano, secondo una stima approssimativa, può trascorrere una media di 168 ore in acqua a fare surf (calcolando una media di 4 mareggiate al mese, ed un minimo di 3,5 ore di surf per mareggiata), con un massimo di 350 ore per chi vive in Sardegna o in altre zone con mare più consistente e pratica il surf in maniera più assidua (Staffa, 2003). Ma per diverse ragioni (condizioni meteo marine avverse, distanze da percorrere per raggiungere gli spots, infortuni), la possibilità di fare surf non è garantibile nel 100% dei casi. Sebbene la tecnica surfistica sia altamente specifica e la simulazione a secco appaia pressoché impossibile, attività alternative che richiamino la struttura temporale dei movimenti caratteristici del surf possono aiutare i surfisti a mantenere il loro stato di fitness ideale durante i periodi in cui le condizioni meteo marine avverse non consentono la pratica della disciplina (Bishop, 2003).

TIME MOTION ANALYSIS (W Australia)

In letteratura non esistevano studi sull’analisi temporale delle heats di una gara di surf. Un lavoro simile venne effettuato da Meir et al. nel 1991 ma esclusivamente basato su sessioni di surf a scopo ricreativo e non competitivo. Bishop e Mendez nel 2003, con la collaborazione della ASP (association of surfing professional) e della Western Australia University, hanno realizzato la prima vera ?Time-motion analysis? di una competizione di surf del circuito professionistico, il Salomon Masters di Margaret River. Questo contest si svolge nella famosa località dell’Australia Occidentale ed è valevole per le qualificazioni (WQS, 6 stars) per il circuito più prestigioso WCT. Hanno video registrato interamente con una telecamera digitale 42 heats su 127 per poi suddividere le varie attività compiute dai surfisti in base alla durata totale delle heats (25 minuti). Ciò ha consentito di osservare quanto, durante una heat, in media un surfista rema (paddling: 51,40%), staziona sulla tavola seduto o sdraiato (stationary: 42,49%), cavalca le onde (wave riding: 3,77%) e esegue attività collaterali quali passare sotto i frangenti per superarli (duck diving), recuperare la tavola dopo una caduta ecc. (others: 2,48%).

Attività svolte durante una heat competitiva di 25 minuti espressa come percentuale del tempo totale.

Media e deviazione standard.

P paddling. - S stationary. - WR wave riding. - O others.

(Salomon Masters WQS)

L’osservazione della frequenza di esecuzione delle varie attività fornisce interessanti informazioni utili per definire la cadenza con cui il surfista, durante una gara, alterna le fasi attive e quelle passive. Ciò suggerisce la determinazione delle serie e dei tempi di recupero durante sessioni di allenamento che ricalcano il più possibile quello che avviene durante la competizione (figura 2). Nella figura 2 sono espressi in media il numero dei periodi di paddling in relazione alla loro durata temporale. Ad esempio, come si nota nella figura 2, durante la gara svoltasi nella Western Australia i periodi di paddling più numerosi durante una heat erano quelli che duravano da 0 a 20 secondi. Remate che durano più di un minuto senza pause, durante la gara presa in esame si sono verificate molto raramente

Lo studio dei periodi relativi a ?stationary? ha prodotto un risultato quasi identico a quello ottenuto con l’analisi dei periodi di ?paddling?. Periodi di pausa molto lunghi si sono verificati molto raramente durante la gara australiana. Viceversa periodi molto brevi di recupero sono numericamente superiori durante una heat competitiva. Questo importante studio condotto dal Professore Bishop e dal suo allievo Mendez è servito a determinare che durante una gara di surf da onda le fasi attive (paddling e wave riding) e quelle passive (stationary) durano pochi secondi se prese individualmente e si alternano molto frequentemente senza un ordine predefinito. A brevi ma intense fasi di paddling e wave riding corrispondono brevi fasi di recupero.

TIME MOTION ANALYSIS (SW Sardinia)

Parallelamente al lavoro eseguito dai due studiosi australiani, è stato eseguito un altro studio simile in Sardegna durante una gara di surf da onda a inviti denominata "Quiksilver Sardinia Surf Invitational". Video ripresa in tempo reale di 10 surfisti (su 28 partecipanti totali) durante heats competitive della durata complessiva di 15 minuti ognuna mediante videocamera digitale montata su un treppiede e orientata verso il line-up alla distanza di circa 100 m. La posizione dell’attrezzatura è stata variata durante lo svolgimento della competizione per assicurare una costante visione ottimale del campo gara. Successivamente i filmati sono stati riprodotti mediante l’utilizzo di un programma informatico capace di suddividere le immagini fotogramma per fotogramma. Cinque diverse attività compiute dagli atleti durante le singole sfide, in relazione al tempo:

1. Remata controcorrente: è la fase di superamento dei frangenti successiva alla cavalcata di un’onda. Più dura la cavalcata sull’onda e maggiore risulta il tempo utile al surfista per riportarsi in posizione vantaggiosa per catturarne un’altra.

2. Remata normale: si tratta della fase in cui l’atleta si sposta, parallelamente all’orizzonte, lungo il campo gara per posizionarsi e catturare l’onda.

3. Attesa seduto/disteso: è la fase di recupero passivo, in genere successiva alla remata controcorrente, durante la quale il surfista studia le mosse dell’avversario e rivolto verso l’orizzonte osserva il punto di formazione delle onde.

4. Wave Riding: la fase più spettacolare della gara. L’atleta salta in piedi sulla tavola sfruttando la pendenza dell’onda percorrendo la sua parete in senso trasversale eseguendo il maggior numero di evoluzioni.

5. Accelerazione per cattura onda: Il surfista deve accelerare la remata per precedere l’avversario, per posizionarsi sotto al picco e pareggiare la sua velocità con quella dell’onda. Il take off è l’azione più importante di tutta la gara, determina il numero di onde che si catturano, la capacità dell’atleta di accelerare il più velocemente possibile dopo l’impegno della remata controcorrente e la capacità di saper interpretare il moto ondoso meglio degli avversari.

Sono stati calcolati i valori medi in percentuale del tempo totale della heat (15 minuti) di tutte e cinque le categorie di attività . In oltre, per fare un confronto con la gara svoltasi in Australia, sono state accorpate le attività relative a ?remata? (remata controcorrente, remata normale e take off) sotto una sola voce -paddling- (figura 3b). La deviazione standard (inserita tra parentesi in percentuale) serve per osservare quanto i valori medi si discostano dal campione studiato 31% (11,69%) del tempo di ogni singola sfida: Remata Controcorrente ; 27,69% (10,17%) del tempo di ogni singola sfida: -Remata Normale- 33,86% (14,90%) del tempo di ogni singola sfida: -Attesa Seduto/Prono- 4,65% (1,53%) del tempo di ogni singola sfida: -Wave Riding-; 2,67% (1,31%) del tempo di ogni singola sfida: -Accelerazione Take Off- figura 3a. media e deviazione standard delle categorie di attività svolte durante una gara di surf da onda in relazione alla percentuale del tempo totale corrispondente alla durata di una heat. (Quik Inv) 61,48% (14,85%) paddling; 33,86% (14,90%) Resting (1,53%) Wave riding figura 3b.Attività svolte durante una heat competitiva della durata di 15 minuti espresse in percentuale del tempo totale. Media e deviazione standard. (nella figura 3b le attività di ?remata? sono state accorpate sotto un'unica voce -paddling-). (Quik Inv) . Confronto tra attività svolte durante heats competitive espresse in percentuale del tempo totale. Valori medi e deviazione standard. Nella figura 4 sono messi a confronto i due studi aventi come oggetto due gare di surf da onda molto differenti tra loro sia per la tipologia di onde sia per le caratteristiche dei partecipanti. Paradossalmente si nota come i valori ottenuti non si discostino tanto tra loro. Le attività corrispondenti alla voce ?others? (duck dive e recupero tavola dopo una caduta ecc.) nei dati della gara sarda sono compresi tra le attività di paddling. Ipotizzando di estrapolarli da tale voce risulterebbe ancora più evidente la somiglianza dei dati messi a confronto.

Le differenze tra i due studi sono:

1. numerosità del campione studiato 10 (SW Sardinia); 42 (W Australia)

2. durata delle heats 15 minuti (SW Sardinia); 25 minuti (W Australia)

3. In Australia i surfisti partivano dalla spiaggia, in Sardegna il cronometro partiva dopo aver raggiunto il line-up 4. In Australia il surfista che raggiungeva il line-up per primo godeva del diritto di priorità sulla prima onda surfabile

DISCUSSIONE

L’aspetto più importante che si evince da questa ricerca risiede nella grande variabilità dei valori osservati per ogni attività investigata. Questi risultati suggeriscono che le attività svolte durante una gara di surf sono condizionate da fattori meteo-ambientali più che da fattori intrinseci agli atleti e che quindi i surfisti dovrebbero essere preparati ad affrontare una grande varietà di circostanze esterne. Come riportato precedentemente da Meir et al. (1991), tramite la ricerca sul surf a livello ricreativo, anche la maggior parte del tempo, durante surfing competitivo, è speso a remare (paddling).
Nello studio svolto in Australia per circa il 51% del tempo totale i surfisti erano stati impegnati in attività di paddling. In Sardegna i surfisti italiani hanno remato per circa il 60% del tempo totale . Meir et al. (1991) trovarono un valore leggermente inferiore (44% del tempo totale) durante 1 ora di free surfing. Come questi autori suggeriscono, questi dati percentuali possono subire grandi variazioni dovute a diversi fattori, che possono includere condizioni di surf inconsistente, distanza dalla take off area, tipo di frangente, vento off-on shore ecc. In oltre anche le decisioni tattiche prese dai surfisti e dai loro coaches possono influire sull’ammontare del tempo totale speso a remare. L’intensità della remata non è stata verificata in queste ricerche, ma l’osservazione delle heats durante entrambe le competizioni fanno presagire che le tipologie di paddling siano realizzabili grazie a differenti livelli di intensità profusi dagli atleti.
Per esempio, i periodi di paddling della durata di pochi secondi (1’-20?) sono stati numericamente maggiori perché relativi alle accelerazioni per la cattura delle onde, oltre che brevi e intensi; i periodi della durata di alcuni minuti (1min-3min) sono stati numericamente minori e associabili ai momenti in cui dopo lunghe cavalcate i surfisti dovevano riguadagnare il line-up fronteggiando i frangenti. Tali caratteristiche sono state riscontrate anche durante la gara australiana e durante il free surfing analizzato da Meir et al. Differenze sostanziali si sono verificate nella lunghezza delle cavalcate sulle onde, tra le analisi delle competizioni ed il free surfing.

Durante il free surfing (Meir et al. 1991) la percentuale del tempo totale (1 ora) speso a cavalcare le onde risultò essere maggiore (Wave Riding 5%) rispetto a quello speso durante le due competizioni (Wave Riding 4% circa). Questa differenza è da attribuirsi alla selezione delle onde che i surfisti intraprendono in gara. Infatti i giudici, per determinare il vincitore di una heat, in genere calcolano la somma delle migliori due o tre onde catturate dagli atleti, che perciò risultano obbligati a utilizzare nel migliore dei modi il tempo a loro disposizione scegliendo volontariamente di non catturare onde che in situazioni di free surfing invece catturerebbero. Un’altra differenza sostanziale è stata riscontrata nella lunghezza delle cavalcate (wave riding) durante le gare svoltesi in Sardegna e Australia rispetto ad altre due competizioni surfistiche analizzate da Lowdon et al nel 1996.

In Sardegna (83 cavalcate totali) ed in Australia (207 cavalcate totali) le cavalcate in media sono durate circa 10 secondi, mentre nello studio effettuato da Lowdon et al. nel 1996, sempre con atleti internazionali, i valori medi sono stati più alti: 23,7 secondi e 23 secondi rispettivamente ottenuti mediante l’osservazione di 241 e 265 cavalcate totali. Ciò non è dovuto alla differenza tecnica dei free surfers rispetto ai competitori, ma alla variazione dei criteri di giudizio che durante le gare favoriscono più la radicalità delle manovre nella parte critica dell’onda piuttosto che la durata totale della permanenza sull’onda

Riferimenti

Bishop D, Mendez. Activity profile of world-class professional surfers during competition. The Western Australia University, 2003. &Mac183;

Caligaris M. Il modello di prestazione del surf. Tor Vergata University RM, 2003. &Mac183;

Lowdon BJ, Patrick J, Ross K. Manoeuvres used and judges’ scores in an international surfing contest. Summary Report. Australian Sports Commission, Belconnen, ACT, 1996. &Mac183;

Meir RA, Lowdon BJ, Davie AJ. Heart rates and estimated energy expenditure during recreational surfing. Aust J Sci Med Sport 1991; 23: 70-74. &Mac183;

Renneker M. Medical aspects of surfing. Physician Sportsmed 1987; 15: 96-105. &Mac18

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